In Arabia Saudita , a Riyad divampa una protesta senza precedenti contro le sorti degli sciiti e quella dei prigionieri politici,la famiglia reale corrotta, la libertà delle donne. Una discussione ampia ed una protesta dirompente, ma non per strade e piazze, bensì su Twitter.
Qui tutti comunicano e parlano da destra a sinistra, donne e religiosi, in una nuova primavera araba che rispecchia la severità del Governo Saudita con le sue chiusure sull’informazione.
Ma Twitter è penetrato e sta facendo sentire la voce del Paese attraverso la rete che ha sorpassato i confini e si è riversata nel resto del mondo. Ne è prova il numero di utenti Twitter che, in un anno, sono cresciuti del 3000 per cento. E i post sono 50 milioni al mese, molti hanno carattere sociale e politico.
Il motore di questa protesta divampante, è celato nell’anonimato, la sua sigla è @mujtahidd, ovvero lo studioso.
Un anno fa è stato attivato questo account che oggi annovera followers per oltre un milione e continua a crescere in modo esponenziale.
Lo studioso adopera il social network cinguettante per raccontare di corruzioni, di spese folli, di notizie che non sarebbero mai state rese pubbliche. Ma non hanno coraggio di fermarlo, di arrestarlo, di chiudere il suo account. La gente si ribellerebbe o troverebbe un altro modo di parlare, in nome della libertà.