I fattori da considerare quando si acquista un impianto di climatizzazione

Far installare un impianto di climatizzazione è una decisione importante che può avere un impatto davvero positivo sulla qualità della vita di una famiglia.

Infatti, la possibilità di raffrescare o riscaldare in pochi minuti gli ambienti in funzione della temperatura esterna è una possibilità in grado di rendere molto più confortevole la permanenza delle persone tra le mura domestiche.

Per scegliere l’impianto giusto (ed evitare dunque di optare per un sistema sovradimensionato o sottodimensionato rispetto le effettive necessità) è importante considerare una serie di fattori, ed i più importanti sono quelli che seguono.

Le esigenze individuali

Il primo passo è capire quali sono le tue esigenze in fatto di climatizzazione. Devi climatizzare l’intera casa o solo una parte?

Oltre questo, devi anche considerare il numero di persone che vivono in casa e le loro attività quotidiane.

Ad esempio, se hai bambini piccoli o vivono con te persone anziane, avrai bisogno di un impianto che sia in grado di mantenere una temperatura costante e uniforme in tutta la casa.

La tipologia di impianto

Esistono diversi tipi di impianti di climatizzazione, ognuno con i suoi vantaggi e svantaggi. Le tipologie più comuni sono:

  • Condizionatori split: Sono i modelli più diffusi e versatili. Sono composti da due unità, una esterna e una interna, che vengono collegate tra loro da un tubo.
  • Condizionatori monoblocco: Sono modelli più compatti e semplici da installare, adatti per ambienti di piccole dimensioni. In questo caso non c’è l’unità esterna.
  • Aria condizionata canalizzata: Questo tipo di impianto è ideale per distribuire l’aria fresca in modo uniforme in tutta la casa tramite delle apposite canalette, dunque è un tipo di impianto centralizzato. È la soluzione migliore per case di grandi dimensioni o con ambienti “irregolari”.

Potenza e classe energetica

La potenza dell’impianto da installare deve essere sufficiente a climatizzare l’intera casa in modo soddisfacente.

Per calcolare la potenza necessaria, devi tenere conto della superficie dell’abitazione, del numero di persone che la abitano e del clima della zona.

La classe energetica indica invece l’efficienza dell’impianto. Un impianto di classe A+++ è il più efficiente e consuma meno energia rispetto quelli con classe energetica inferiore.

Scegliendo un impianto di classe energetica alta, avrai probabilmente un costo iniziale più elevato ma a lungo termine potrai risparmiare dato che il tuo impianto consumerà meno energia.

Aria condizionata canalizzata per una temperatura uniforme

L’aria condizionata canalizzata è la soluzione ideale per garantire un comfort ottimale in tutta la casa, e dunque una temperatura uniforme in ogni ambiente, in maniera costante e gradevole.

Vi è un’unica unità centrale che alimenta l’intero impianto, ed un sistema di canali termoisolati che hanno il compito di distribuire in ogni stanza l’aria calda o fredda per mezzo di apposite griglie che si trovano nel controsoffitto.

I vantaggi dell’aria condizionata canalizzata sono molteplici:

  • Temperatura uniforme: L’aria climatizzata viene distribuita in modo uniforme in tutta la casa, così da non dover più provare quella sensazione di caldo o freddo quando si passa da una stanza all’altra.
  • Design discreto: L’unità esterna è installata sul tetto o sul balcone, mentre l’unità interna è una sola e nascosta alla vista. Questo consente di avere un design più discreto e armonioso rispetto gli split tradizionali.
  • Efficienza energetica: L’aria condizionata canalizzata è un sistema di climatizzazione molto efficiente dal punto di vista dei consumi, il che consente di risparmiare sui costi energetici.

Se stai cercando un impianto di climatizzazione che possa garantire un comfort ottimale in tutta la casa, l’aria condizionata canalizzata è una soluzione da considerare.

Per quel che riguarda il prezzo di un impianto di climatizzazione, questo dipende da una serie di fattori quali la tipologia, la potenza, la classe energetica ed il marchio.

Per scegliere l’impianto di climatizzazione ideale per le tue necessità, è importante contattare un tecnico o ditta specializzata. Un esperto potrà aiutarti a valutare le tue esigenze e consigliarti il modello più adatto.

Conclusione

L’acquisto di un impianto di climatizzazione è una decisione importante, che può avere un impatto significativo sulla qualità della tua vita.

Scegli la tipologia di impianto giusta in relazione alle tue necessità e abitudini, così da fare un acquisto mirato del quale potrai beneficiare per tanti anni.

Quanto si risparmia con un depuratore d’acqua?

L’acqua è un bene prezioso e fondamentale per la vita, oltre che un piacere sorso dopo sorso per tutti noi. In Italia, l’acqua del rubinetto è controllata dagli enti competenti e risulta generalmente sicura da bere, ma non sempre è così.

Ci sono infatti zone in cui l’acqua che arriva in casa non è perfettamente salubre e sicura, spesso anche a causa di tubazioni vetuste, e a risentirne sono in primo luogo la salute ma anche il sapore stesso dell’acqua.

Per questo motivo, alcune persone preferiscono installare un depuratore d’acqua per migliorare la qualità di quella che arriva in casa o direttamente per ridurre il consumo di bottiglie di plastica.

Quanto costa un depuratore d’acqua?

Il costo di un depuratore d’acqua dipende da diversi fattori, tra questi il tipo di depuratore, le dimensioni e la marca. In generale, i depuratori a microfiltrazione sono i più economici, mentre i depuratori ad osmosi inversa hanno un prezzo leggermente più alto.

I costi di installazione di un depuratore d’acqua sono generalmente compresi nel prezzo di acquisto o noleggio, e quando non è così oscillano tra le 100 e le 300 euro. I costi di manutenzione sono invece relativamente bassi e si limitano alla sostituzione dei filtri, che deve essere effettuata periodicamente a seconda del tipo di depuratore.

Quanto si risparmia con un depuratore d’acqua?

Il risparmio economico derivante dall’installazione di un depuratore d’acqua dipende dal consumo di acqua potabile. In media, una famiglia composta da 4 persone consuma circa 4000 litri di acqua potabile (dunque da bere o comunque destinata al consumo alimentare) ogni anno.

Il costo dell’acqua in bottiglia varia a seconda della marca e della dimensione della bottiglia. In media, una bottiglia da 2 litri di acqua minerale costa circa 0,30 euro.

In base a questi dati, una famiglia composta da 4 persone che consuma 4000 litri di acqua potabile al giorno può risparmiare circa 1200 euro all’anno, anziché acquistare acqua in bottiglia. Questo è soltanto un rapido paragone che può aiutarti a capire quanto può risparmiare per l’acqua da bere in un anno una famiglia composta da 4 persone.

Considera tra l’altro che il costo dell’acqua minerale in bottiglia è in continua ascesa. A parte questo, c’è sempre il fattore praticità da ricordare: non dover più trasportare le pesanti bottiglie dal supermercato fino a casa è veramente una migliorìa notevole.

I vantaggi di un depuratore d’acqua

Oltre al risparmio economico dunque, l’installazione di un depuratore d’acqua presenta anche altri vantaggi, tra cui:

  • Miglioramento della qualità dell’acqua: i depuratori d’acqua possono eliminare dall’acqua le sostanze inquinanti, come metalli pesanti, cloro, pesticidi e tracce di farmaci.
  • Riduzione del consumo di bottiglie di plastica: i depuratori d’acqua consentono di avere acqua potabile direttamente dal rubinetto, eliminando la necessità di acquistare bottiglie d’acqua in plastica.
  • Contributo alla sostenibilità ambientale: le bottiglie di plastica impiegano centinaia di anni per decomporsi. Installando un depuratore d’acqua, si contribuisce a ridurre l’inquinamento ambientale.
  • Miglioramento del sapore dell’acqua: i depuratori d’acqua possono eliminare dall’acqua le sostanze che possono alterarne il sapore, come il cloro e i metalli pesanti.
  • Non dover più trasportare le pesanti bottiglie d’acqua fino a casa: i depuratori d’acqua consentono di avere acqua potabile sempre a disposizione, senza dover uscire di casa per fare rifornimento e dover trasportare le casse d’acqua fino a casa.

Conclusione

Far installare un depuratore d’acqua può essere un’ottima soluzione per risparmiare denaro e migliorare la qualità dell’acqua del rubinetto di casa.

È importante valutare attentamente i propri bisogni e le caratteristiche dell’acqua cui si ha accesso prima di prendere una decisione: se si hanno dubbi, meglio consultare una azienda che commercializza purificatori acqua per avere una risposta a tutte le domande.

Dove posizionare un impianto fotovoltaico?

L’installazione di un impianto fotovoltaico è un investimento importante che può concretamente aiutare ogni famiglia a risparmiare sui costi dell’energia elettrica e a ridurre l’impatto ambientale.

A  tal proposito, quel che tanti si chiedono nel momento in cui cominciano a valutare l’idea di adottare questa soluzione è il dove posizionare l’impianto fotovoltaico.

In effetti, è importante scegliere la posizione giusta per massimizzarne l’efficienza e il rendimento dell’impianto, e di seguito risponderemo proprio a questa domanda.

Orientamento dell’impianto

L’orientamento è il fattore più importante da considerare quando si valuta la posizione di un impianto fotovoltaico. I pannelli devono essere orientati verso Sud per catturare la maggior quantità possibile di luce solare.

In Italia, l’orientamento a Sud è ottimale per la maggior parte dell’anno. Bisogna poi considerare che, durante l’inverno, il sole è più basso sull’orizzonte, quindi è consigliabile orientare i pannelli con un angolo di di circa 20-30 gradi.

Inclinazione e superficie dei pannelli

L’inclinazione dei pannelli fotovoltaici è un altro fattore importante da tenere a mente, ed essa varia a seconda della latitudine alla quale ci si trova.

In Italia, l’inclinazione ideale è di circa 30 gradi, ma è sempre possibile adattare l’inclinazione dei pannelli in base alle tue esigenze specifiche ed alla zona esatta in cui si vive.

Se vivi in Piemonte fai bene a contattare una azienda che si occupa della installazione impianti fotovoltaici Torino, così come se vivi in Sicilia fai bene a contattare una azienda locale per avere un parere affidabile sull’orientamento in relazione alla zona esatta in cui risiedi.

La superficie necessaria per l’installazione di un impianto fotovoltaico dipende invece dalla potenza dell’impianto.

In generale, un impianto fotovoltaico da 3 kWp richiede una superficie di circa 30 m², ma è possibile ridurre la superficie necessaria installando pannelli fotovoltaici più efficienti.

Effetto ombreggiamento

È importante evitare di installare un impianto fotovoltaico in zone particolarmente ombreggiate.

Anche un piccolo ostacolo tra il sole ed i pannelli, come un albero o un edificio, può ridurre significativamente l’efficienza dell’impianto.

Se la tua casa o il tuo capannone è in una zona ombreggiata, è possibile installare dei pannelli fotovoltaici con tecnologia bifacciale. Questi pannelli sono in grado di catturare la luce solare anche da dietro, riducendo così l’impatto dell’ombreggiamento.

Accessibilità

L’impianto fotovoltaico deve essere facilmente accessibile per consentire le periodiche operazioni di manutenzione e pulizia.

È consigliabile per questo far installare l’impianto in un luogo in cui è possibile accedere ai pannelli senza dover utilizzare scale o altri mezzi di sollevamento per poterli raggiungere.

Normative nazionale e regolamento condominiale

Prima di installare un impianto fotovoltaico, è importante verificare le normative locali e quelle dell’eventuale condiminio in cui si risiede.

In Italia, l’installazione di un impianto fotovoltaico è soggetta infatti ad una serie di norme e regolamenti che disciplinano ogni aspetto, inclusi quelli estetici.

È consigliabile rivolgersi a un installatore qualificato per verificare la conformità dell’impianto alle normative vigenti.

Consigli per l’installazione sul tetto del condominio

Se stai pensando di far installare l’impianto fotovoltaico sul tetto del tuo condominio, procedi innanzitutto con la verifica della fattibilità tecnica. L’installazione di un impianto fotovoltaico sul tetto di un condominio deve infatti essere approvata anche dall’assemblea condominiale.

Tra l’altro, è importante verificare che il tetto sia in buone condizioni e che sia in grado di sostenere il peso dell’impianto.

In particolare, se il tetto del tuo condominio è di grandi dimensioni, puoi anche valutare l’installazione di un impianto condiviso. In questo modo, puoi ridurre i costi di installazione e manutenzione.

C’è anche un fatto che spesso si sottovaluta quando si fa installare un impianto fotovoltaico in condominio: l’aumento del valore dell’immobile. Un impianto fotovoltaico può infatti aumentare il valore dell’immobile in cui è installato in quanto migliora le prestazioni energetiche della casa.

In breve

Se stai pensando di far installare un impianto fotovoltaico e cominciare a risparmiare sulla boletta energetica, è importante risucire a scegliere la posizione giusta per massimizzarne l’efficienza ed il rendimento dell’impianto.

Per far ciò è sufficiente considerare i fattori sopra elencati, grazie ai quali è possibile trovare la posizione ideale per installare un nuovo impianto e iniziare a risparmiare sui costi dell’energia elettrica.

Idee per rinnovare un locale commerciale senza spendere troppo

Rinnovare i locali commerciali è un’ottima idea per dare una nuova vita alla tua attività e attrarre nuovi clienti.

Sicuramente, una profonda ristrutturazione può essere costosa e impegnativa, ma esistono diverse idee creative che ti consentono ugualmente di dare un nuovo aspetto alla tua attività senza spendere troppo.

Abbiamo per questo deciso di elencare di seguito alcune di queste idee, per consentirti di immaginare quali risultati sorprendenti è possibile ottenere senza dover svuotare il portafogli.

Pittura e decorazioni murali

Un modo economico ed efficace per rinnovare un locale commerciale è quello di ricorrere alla pittura e alle decorazioni murali. Scegli colori vivaci e accattivanti che riflettano lo stile e l’atmosfera del tuo negozio.

Se attualmente le pareti sono “vuote” e monotone, aggiungere un’opera d’arte o un bel murales a tema può trasformare completamente l’ambiente, rendendolo più invitante per i clienti.

Puoi anche considerare l’utilizzo di stencil per creare motivi e disegni particolari sulle pareti o sul bancone. Anche questo è un modo economico per aggiungere un tocco di personalità al tuo locale senza dover fare grandi modifiche.

Mobili e arredamento

Rinnovare i mobili e l’arredamento di un locale commerciale può fare la differenza per quel che riguarda il suo aspetto complessivo. Non preoccuparti comunque, questo non significa che devi acquistare tutto nuovo.

Spesso è infatti possibile riutilizzare e ridipingere i mobili esistenti per dar loro un nuovo aspetto, più “fresco” e moderno.

In alternativa, puoi considerare l’acquisto di mobili usati o vintage. Questa soluzione non solo ti consente di risparmiare denaro, ma conferisce anche uno stile unico e caratteristico al tuo locale.

Ricorda chiaramente di prestare attenzione alla funzionalità e al comfort che questi mobili sono in grado di offrire, così da avere la certezza di poter offrire un’esperienza davvero piacevole ai tuoi clienti.

Le insegne a LED

Una delle cose più interessanti che puoi fare per rinnovare il tuo locale è il considerare l’installazione di insegne a LED.

In particolare, a differenza del tradizionale tubo al neon in vetro contenente gas Argon, le moderne insegne Neon LED Flex sono realizzate in ECO PVC. Questo significa che sono più ecologiche, in quanto non contengono mercurio e utilizzano pochissima elettricità rispetto al neon tradizionale, e anche più economiche da acquistare.

Grazie alla loro versatilità, puoi creare insegne luminose di diverse forme e dimensioni, adattandole perfettamente al contesto del tuo locale. Ciò ti consentirà di dare un tocco accattivante all’intero ambiente senza spendere una fortuna.

Aggiungi elementi verdi

Un altro modo semplice ed economico per rinnovare un locale commerciale potrebbe essere quello di prevedere l’inserimento di un po’ di verde. Le piante e i fiori possono aggiungere colore, freschezza e vivacità ad ogni ambiente, così come i prati verticali per interni.

Scegli del verde che si adatti bene al tuo spazio e che richieda poca manutenzione, in modo da poterlo gestire facilmente. Posiziona le piante strategicamente per creare angoli accoglienti e per separare le diverse aree del tuo locale.

Tra l’altro, ti stupirai nel constatare che le piante possono contribuire a migliorare anche la qualità dell’aria, oltre che a creare un’atmosfera rilassante e piacevole per i visitatori.

Conclusione

Come appare evidente, rinnovare un locale commerciale non è necessariamente costoso, basta avere un po’ di creatività e pianificazione per ottenere risultati sorprendenti senza dover spendere una fortuna.

Valuta le diverse soluzioni a tua scelta e individua quelle che meglio si adattano al tuo stile e al tuo budget, tenendo a mente che anche i piccoli cambiamenti possono fare una grande differenza nell’aspetto complessivo di un locale commerciale.

Per questo, rinnovare può essere un’opportunità concreta per reinventare il tuo business e attirare nuovi clienti.

Quanto tempo occorre per assegnare posizioni di cybersecurity? Da 3 a 6 mesi

In Europa in media sono necessari anche sei mesi per occupare una posizione nel settore della sicurezza informatica. Lo ha scoperto l’ultima ricerca di Kaspersky, ‘The portrait of the moderne Information Security Professional’, che valuta lo stato attuale del mercato del lavoro e analizza le ragioni della carenza di esperti di cybersecurity.

In Europa, infatti, il 31% delle aziende europee dispone di team di cybersecurity carenti a livello di personale. E per trovare un professionista qualificato nel campo della cybersecurity ha bisogno da 3 a 6 mesi.
A fronte di un mercato del lavoro alla continua ricerca di professionisti InfoSec, la mancanza di esperienza qualificata è stata citata dagli intervistati come una delle maggiori sfide, insieme agli alti costi di assunzione e alla concorrenza globale nell’acquisizione di talenti.

Per il personale di livello superiore i tempi si allungano anche a un anno

In Europa la ricerca di personale per le posizioni di livello superiore richiede più tempo, con il 45% delle aziende che dichiara di aver bisogno di quasi un anno o più, mentre le figure junior richiedono tempi più brevi, da uno a tre mesi, secondo il 36% degli intervistati.

Questi dati sono preoccupanti, poiché le aziende che operano per lunghi periodi senza il personale necessario corrono un rischio molto elevato, in quanto l’assenza di figure di cybersecurity offre ai criminali informatici l’opportunità di accedere alle infrastrutture e danneggiare i processi aziendali.

La discrepanza tra certificazioni e competenze reali

Alla domanda su quali siano le maggiori difficoltà nel ricercare e assumere il professionista InfoSec ‘giusto’, la maggioranza degli intervistati ha indicato la discrepanza tra certificazioni e reali competenze pratiche (57%) e la mancanza di esperienza (42%), sottolineando come le competenze professionali comprovate siano una delle caratteristiche più importanti che le aziende cercano in un professionista di cybersecurity.

Inoltre, gli elevati costi di assunzione sono un ostacolo per il 52% dei dirigenti europei, e la concorrenza globale, espressa attraverso pratiche di assunzioni attente e competitive da parte di più organizzazioni, preoccupa più del 30% degli intervistati.

Pmi: meglio rivolgersi a un MSSP

Questi dati dimostrano che anche se un’azienda dovesse trovare candidati che soddisfino tutti i requisiti ciò non significa che poi lavoreranno per quell’azienda. Poiché in un ambiente così competitivo altre organizzazioni potrebbero cercarli, e il processo di assunzione potrebbe proseguire all’infinito.

“Le aziende spesso dedicano molto tempo non solo al processo di selezione, ma anche alla formazione, nel tentativo di sviluppare un team diversificato all’interno dell’azienda – commenta Ivan Vassunov, VP, Corporate Products, Kaspersky -. Questa strategia è efficace per le grandi aziende e le organizzazioni che devono rispettare molti standard e normative locali. Per quanto riguarda le piccole e medie imprese, di solito si consiglia di esternalizzare le attività di cybersecurity, affidandole a Managed Security Service Provider (MSSP), colmando le lacune di personale in breve tempo e con perdite minime”.

Ridurre il tempo di lavoro: è l’obiettivo per 67,7% degli occupati italiani

Oggi il lavoro influenza meno la vita privata rispetto al passato, perché ci si dedica ad attività e valori reputati più importanti. Lo pensa il 54,2% dei giovani, il 50,1% degli adulti e il 52,6% degli anziani. In generale, il 52,1% degli occupati in Italia.
Inoltre, il 30,5% (34,7% giovani) dichiara di impegnarsi nel lavoro lo stretto necessario, rifiutando straordinari, chiamate o mail fuori dall’orario di lavoro, ed eseguendo solo ciò che gli compete per mansione. E quasi il 28% ha rinunciato a un lavoro migliore perché la sede era troppo distante dalla propria abitazione.

È quanto emerge dal 7° Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, realizzato in collaborazione con Eudaimon, e il contributo di Credem, Edison, Michelin e OVS. In futuro, il 67,7% degli occupati italiani vorrebbe ridurre il tempo dedicato al lavoro. In particolare, il 65,5% dei giovani, il 66,9% degli adulti e il 69,6% degli over50.

Nessuna fuga dal lavoro, piuttosto si cercano lavori migliori

Nel 2022 gli occupati in Italia sono 23,1 milioni, il dato più alto di sempre. E il lavoro è anche più stabile. Tra il 2019 e il terzo trimestre 2023, salgono del +5,0% i contratti permanenti e scendono del -4,5% quelli a termine.

Inoltre, non c’è alcuna fuga dal lavoro, piuttosto una corsa verso lavori migliori. Infatti, i dati Inps indicano che il tasso di ricollocazione a tre mesi dei dimessi volontari con meno di 60 anni è stato pari al 67,0%, quindi più alto rispetto agli anni precedenti.

Viva il welfare aziendale!

Lo conoscono sempre più lavoratori: l’81,8% degli occupati sa cos’è il welfare aziendale (il 32,7% in modo preciso e il 49,1% a grandi linee), mentre nel 2018 era il 60,2%.

Il welfare aziendale è anche molto apprezzato e desiderato, poiché tra i lavoratori che ne beneficiano l’84,3% lo vorrebbe potenziato, e tra coloro che non ne beneficiano l’83,8% vorrebbe fosse introdotto nella propria azienda. Inoltre, il 79,5% degli occupati apprezzerebbe un aumento retributivo sotto forma di una o più prestazioni di welfare. Lo afferma il 94,2% dei dirigenti, il 78,2% degli impiegati e il 74,8% degli operai. Il welfare aziendale di fatto può diventare uno degli strumenti migliori per trattenere o attrarre i lavoratori.

Azienda e lavoratori: un rapporto sbilanciato?

Il 61,5% degli occupati reputano adeguata l’attenzione aziendale in relazione alle esigenze dei lavoratori con figli, il 71,0% a quelle delle donne che rientrano dalla maternità, il 62,9% alle esigenze delle persone con una salute fragile, e il 52,3% alle condizioni base dei lavoratori.

Invece, per il 61,7% degli occupati l’azienda non è abbastanza attenta al benessere psicofisico generale di tutti i lavoratori, anche di quelli senza problematiche specifiche.
Sottolineano di più questo deficit di attenzione aziendale gli impiegati (62,3%) e gli operai (68,4%).

Caro affitti, stipendi e qualità della vita: l’Italia perde nella classifica europea

In Italia si vive davvero bene? In linea generale sì, ma ci sono degli aspetti che ci fanno scivolare in basso nella classifica rispetto agli altri paesi europei. In particolare, su questa graduatoria di “benessere” incide il costo degli affitti. Che nel nostro Paese sono altissimi, almeno in relazione al livello degli stipendi. I dati sono il frutto dell’Indice di Vivibilità di N26, la banca online, un’analisi finalizzata a individuare i Paesi europei con la migliore qualità della vita.
Lo studio si concentra sull’impatto dei costi, in particolare degli affitti, sulle modalità di spesa e risparmio dei cittadini dell’Ue, influenzando l’attrattività di un Paese.

Italia: fanalino di coda per costo degli affitti

Secondo i dati N26, l’Italia si trova all’ultimo posto in Europa per la spesa media mensile destinata all’affitto. Con oltre il 52% dello stipendio che viene risucchiato dal canone, l’Italia si trova in una posizione “scomoda”. In nessun altro Paese europeo la percentuale di incidenza dell’affitto sul salario è così elevata. Questo impatto è particolarmente rilevante anche perchè gli stipendi italiani, purtroppo, sono tra i più bassi in Europa.

Città italiane, dove si spende di più?

L’Italia è cara, dunque. Ma quali sono i capoluoghi dove si spende di più per vivere? Firenze è la città più costosa, con una media mensile di affitto che tocca i 1.806 euro, con picchi di 2.200 euro nel centro storico. Segue a ruota Milano con una media di 1.674 euro al mese, ma che si rivela la più cara per gli affitti in centro città: circa 2.838 euro mensili. Roma, terza in classifica, ha un costo medio per un bilocale di 1.200 euro, e si colloca sotto la media nazionale. 

Il confronto con gli altri paesi europei

L’Italia è dunque in fondo alla classifica, ma Spagna, Paesi Bassi e Regno Unito la seguono a breve distanza. In Spagna, la percentuale di stipendio destinata all’affitto è del 45%, nei Paesi Bassi e nel Regno Unito è del 37%. Il Belgio si posiziona al primo posto di questa classifica: a Bruxelles solo il 18% dello stipendio se ne va in affitto, che comunque per un bilocale si attesta a 800 euro mensili.

C’entra anche il livello di “felicità”

L’Indice si basa su 12 paesi europei selezionati per appeal per la ricollocazione, numero di abitanti e stabilità economica. Le classifiche sono determinate considerando le spese medie per l’energia nel 2023, gli aumenti salariali medi dal 2022 al 2023, la densità di popolazione al 16 luglio 2023 e i livelli di felicità medi negli anni 2020-2022. I paesi più in alto nella classifica possono vantare spese energetiche più basse, aumenti salariali più elevati, densità di popolazione minore e livelli di felicità più alti. Nel caso si volesse cambiare residenza, è un’indicazione utile.

Social media, i profili attivi hanno raggiunto quota 5 miliardi

Dai primi segnali, il 2024 è iniziato con tutte le premesse per essere un anno eccezionale per il settore digitale, in particolare i social. A rivelarlo è un recente studio, il Global Digital Report, frutto della collaborazione tra We Are Social e Meltwater. Questo rapporto, che rappresenta la più grande raccolta di dati mai realizzata, offre un’analisi dettagliata di trend, insight e novità nel mondo digital.

Highlights del 2024

Il report delinea alcune tendenze rilevanti, ma la più importante è sicuramente quella riferita all’utilizzo dei social media. In particolare, si registra un forte aumento degli user,  una crescita del tempo trascorso online e un cambiamento nella piattaforma di social media “preferita” a livello globale. Questo trend ha portato anche a un calo dell’audience televisiva e a maggior investimenti pubblicitari sulle piattaforme digitali, in particolare TikTok. Questi sono solo alcuni dei punti salienti del report che fornisce dati aggiornati su ciò che le persone stanno facendo su internet, sui social, sui loro dispositivi e sulle piattaforme di shopping online.

Il 62% della popolazione è sui social 

Tra i dati più eclatanti emersi dall’analisi spicca il numero di utenti registrati sulle piattaforme social. Il report evidenzia il superamento della soglia dei 5 miliardi di profili attivi sui social media: una cifra che corrisponde a oltre il 62% della popolazione mondiale. Questo numero è aumentato di 266 milioni nell’ultimo anno, con una crescita annua del 5,6%. Nell’arco dei 12 mesi appena trascorsi, sono stati 8,4 al secondo i nuovi utenti sui social. Inoltre, a inizio 2024 il numero di utenti unici da mobile ammonta a 5,61 miliardi, pari al 69,4% della popolazione mondiale.

Aumenta il tempo trascorso online 

Contrariamente alle previsioni di un cambiamento di abitudini nell’uso della tecnologia, i dati attuali indicano un aumento del tempo trascorso online. L’utente medio di Internet resta connesso in media 6 ore e 40 minuti al giorno, con un incremento di 4 minuti rispetto all’anno precedente. “Tempi lunghi” anche quelli destinati all’utilizzo dei social: l’utente medio vi trascorre 2 ore e 23 minuti al giorno, anche se questa cifra è inferiore di 8 minuti a quella dell’anno precedente.

In conclusione, il 2024 si preannuncia come un anno in cui l’attività digitale e l’uso dei social media continueranno a crescere, influenzando il modo in cui le persone trascorrono il loro tempo.

IVA: tutte le novità per la precompilata 2024

Nel futuro del Fisco si va sempre di più verso l’utilizzo e l’elaborazione delle informazioni a disposizione dell’Amministrazione finanziaria per arrivare a procedure pronte all’uso.
In questa direzione si inserisce la sperimentazione che riguarda i documenti IVA. Una sperimentazione che, partita nel 2021, è stata poi estesa a una platea di soggetti sempre più ampia, e che continuerà anche nel 2024.

Allo stesso tempo, le imprese e i professionisti interessati, così come gli intermediari, potranno contare su un panorama più ricco di servizi online.
In pratica, sulla base dei dati acquisiti con le fatture elettroniche, i corrispettivi telematici e le comunicazioni delle operazioni transfrontaliere, l’Agenzia delle Entrate elabora la cosiddetta precompilata IVA.

Prolungato il periodo di sperimentazione

Gli aggiornamenti sul percorso della precompilata IVA arrivano dall’Agenzia delle Entrate con il provvedimento numero 11806 del 19 gennaio 2024.
La decisione di prolungare anche al 2024 il periodo di sperimentazione nasce dall’esigenza di “consolidare e arricchire i dati precompilati della platea già individuata, considerato che la stessa riguarda circa 2,4 milioni di soggetti IVA”, si legge in una nota dell’Agenzia.

Le bozze dei registri IVA mensili, delle LIPE (comunicazioni delle liquidazioni periodiche), della dichiarazione annuale nonché i prospetti riepilogativi su base mensile e trimestrale risultano accessibili online a operatori, soggetti passivi IVA residenti e stabiliti in Italia, con liquidazione trimestrale. O a coloro che applicano uno specifico metodo per la determinazione dell’IVA ammessa in detrazione, come produttori agricoli o agriturismi.

Crescono i servizi online dell’Agenzia

A partire dalle operazioni effettuate dal 1° gennaio 2024, su cui si baseranno le elaborazioni dell’Agenzia, prende forma un nuovo servizio online legato alla precompilata che permette a imprese e professionisti interessati di scaricare in forma massiva determinati documenti. In particolare, bozze dei registri IVA mensili, prospetti riepilogativi IVA su base mensile e trimestrale, bozze delle comunicazioni delle liquidazioni periodiche, bozza della dichiarazione IVA annuale.

Da un lato, quindi, si consolidano e si arricchiscono i dati da inserire nella precompilata IVA, dall’altro crescono i servizi online a disposizione.
Il nuovo strumento web, già disponibile per i file di fatture elettroniche, corrispettivi ed elenchi relativi all’imposta di bollo, è accessibile anche da parte degli intermediari a cui si affidano gli operatori IVA interessati.

Maggiore integrazione con i sistemi gestionali

I dati che si ottengono in via automatica potranno essere importati nei sistemi gestionali o utilizzati per un confronto con le informazioni a disposizione di imprese, professionisti e intermediari.
La nuova funzionalità viene introdotta anche per recepire le richieste provenienti dalle associazioni di categoria per una maggiore integrazione con i sistemi gestionali.

Inoltre, anche le specifiche tecniche del tracciato delle fatture elettroniche utilizzabili a partire dal 1° febbraio 2024 avranno un impatto sui documenti IVA precompilati. I soggetti che adottano il regime speciale riferito alle attività agricole, infatti, potranno inserire informazioni utili all’Agenzia per calcolare l’ammontare dell’IVA a credito da riportare negli stessi documenti.

Nomadismo digitale: opportunità, vincoli, criticità e proposte di una tendenza

L’obiettivo del Rapporto Annuale sul Nomadismo Digitale in Italia nel 2023 è accrescere la consapevolezza e la conoscenza del fenomeno “nomadi digitali” nel nostro Paese, e comprendere in che modo lavoratori da remoto e nomadi digitali possano contribuire a sostenere un reale processo di rilancio e di sviluppo per l’Italia.

Il Rapporto si focalizza sulle opportunità e sugli impatti economici, sociali e ambientali derivanti dal lavoro remoto e dal nomadismo digitale sulle comunità locali, ed è realizzato dall’Associazione Italiana Nomadi Digitali ETS con patrocinio dell’Assessorato al Turismo, Sviluppo e Impresa Turistica della Regione Puglia, il supporto economico di Wind Tre e il contributo di Tribyou, Borgo Novus e Vivere di Turismo Business School.

“Il lavoro da remoto sta generando la più grande rivoluzione della stanzialità”

“Chi oggi pensa che il lavoro da remoto sia solo un modo diverso di lavorare si sbaglia profondamente – commenta Alberto Mattei, Presidente dell’Associazione Italiana Nomadi Digitali -. Il lavoro da remoto sta generando la più grande rivoluzione della stanzialità umana. Ci troviamo di fronte a una straordinaria opportunità, quella di attrarre lavoratori da remoto, professionisti e talenti nei piccoli centri e nelle aree interne del nostro Paese. Un processo che se gestito correttamente può generare un impatto positivo nelle comunità locali, contribuendo attivamente a ridurre il divario economico, sociale e territoriale in Italia”.

Cooperazione: l’elemento chiave per sviluppare progetti efficaci

Come valorizzare, quindi, i nostri territori attraverso l’attrazione di lavoratori da remoto, professionisti, e più in generale talenti, nei piccoli centri e nelle aree interne del nostro Paese?

Il report suggerisce la collaborazione tra istituzioni, enti di ricerca e soggetti pubblici e privati. La cooperazione è vista come l’elemento chiave per sviluppare progetti efficaci che rispondano ai bisogni dei nomadi digitali e alle esigenze delle comunità locali.

Due sinergie per il rilancio dei piccoli borghi

Wind Tre nel 2021 ha lanciato il progetto Borghi Connessi, con l’obiettivo di accompagnare la crescita dei piccoli Comuni italiani grazie a connettività e tecnologie smart. Secondo Alberto Pietromarchi, Wholesale Director e Sustainability Ambassador della società, “Il fenomeno dei nomadi digitali può riportare i piccoli borghi italiani in una posizione più centrale rispetto alla società italiana e stimolare la loro crescita economica e sostenibile“.
Gianfranco Lopane, assessore Turismo, Sviluppo e Impresa turistica Regione Puglia, aggiunge: “Le nostre comunità, fulcro di un percorso regionale di innovazione sociale e digitale, sono sempre più pronte ad accogliere chi da ‘turista’ diventa concittadino temporaneo e sceglie la Puglia come meta di viaggio, lavoro o anche di vita”.

Fake news: approfondire sul web non aiuta a trovare la verità

Valutare notizie false attraverso gli strumenti online potrebbe farci credere ancor più a informazioni errate.
Lo ha dimostrato una ricerca condotta negli Stati Uniti da Kevin Aslett e dal suo team presso l’Università della Florida Centrale.
Chi cerca di sfatare le fake news e approfondire un argomento cerca prima di tutto su internet, e nel 19% dei casi queste persone tendono a considerare queste notizie come vere rispetto a chi non compie ricerche online. Questo risultato è stato confermato attraverso quattro esperimenti separati condotti da Kevin Aslett e pubblicati su Nature.

Lo studio ha coinvolto più di 3.000 partecipanti e ha svelato il rischio insidioso nell’uso dei motori di ricerca online.
In pratica, tentare di approfondire un argomento o una notizia sul web spesso non aiuta a sfatare le notizie false e costruite ad arte.

Un allarme sulla fiducia riposta nelle ricerche online

I partecipanti allo studio sono stati chiamati a valutare l’accuratezza di notizie recentemente pubblicate, e i risultati hanno rivelato un dato sorprendente. Coloro che sono stati incoraggiati a cercare online per valutare la veridicità delle notizie false erano il 19% più propensi a considerare affermazioni false come vere rispetto a coloro che non sono stati spinti a fare ricerche online.
Questo esperimento è stato ripetuto quattro volte, ottenendo risultati consistenti.

Si tratta di una scoperta che solleva l’allarme sulla fiducia che viene riposta da noi tutti nelle ricerche online, e al contempo, sottolinea l’importanza di essere più critici nella valutazione delle informazioni trovate su Internet.
I ricercatori indicano però che questo fenomeno potrebbe essere causato dalla scarsa qualità delle informazioni ottenute tramite le ricerche effettuate online.

Occorre una valutazione più critica delle informazioni

In altre parole, le persone potrebbero finire per credere a notizie false semplicemente perché i motori di ricerca forniscono dati di bassa qualità.
In conclusione, lo studio americano sottolinea l’urgente necessità di sviluppare programmi di alfabetizzazione digitale che mettano in guardia sulle trappole delle ricerche online, e promuovano una valutazione più critica delle informazioni.

La fiducia nei motori di ricerca va accompagnata quindi a una consapevolezza della qualità delle informazioni che questi ci offrono, riferisce Agi.

ChatGpt crede alle teorie del complotto

Ma alla trappola non sfugge neanche l’Intelligenza artificiale di ChatGpt, che secondo un altro studio presentato da ricercatori dell’Università di Waterloo in Canada al Workshop Trustworthy Natural Language Processing di Toronto tende a credere alle teorie del complotto.

In ogni caso, è tendenza comune ritenere che a veicolare la disinformazione, in particolare notizie false e teorie del complotto, siano i social network e che l’antidoto contro le false notizie sia quello di fare ricerche online per approfondire e fare poi valutazioni indipendenti, riporta l’Eco di Bergamo.

GenAI in azienda, se la conosci non fa paura

Serpeggia un crescente senso di preoccupazione tra i dirigenti di alto livello in Italia riguardo alla diffusione sempre più ampia dell’intelligenza artificiale generativa (GenAI) all’interno delle aziende. Lo ha rivelato una recente indagine condotta da Kaspersky. Più nel dettaglio, il report evidenzia che il 97% dei dirigenti senior intervistati ha riferito che la GenAI è regolarmente utilizzata dai dipendenti, e il 57% ha dichiarato che viene impiegata per supportare specifiche attività.

Una risorsa aziendale fondamentale

Ciò che un tempo era considerato un nuovo sviluppo tecnologico, la GenAI è ora diventata una risorsa aziendale fondamentale capace di automatizzare una vasta gamma di compiti. Nonostante la maggior parte dei dirigenti italiani abbia discusso della GenAI durante i consigli di amministrazione (94%) e abbia riconosciuto la necessità di comprendere meglio come i dati vengano utilizzati dai dipendenti (87%), i risultati suggeriscono che i dirigenti di livello C abbiano perso il controllo sulla diffusione e l’utilizzo della GenAI nelle aziende.
Solo il 31% ha approfondito le questioni legate alle funzionalità e alle conseguenze della GenAI, mentre solo il 28% ha discusso l’implementazione di norme e regolamenti per monitorarne l’uso.

Occorre conoscere vantaggi (e rischi) della GenAI 

Cesare D’Angelo, General Manager Italy & Mediterranean di Kaspersky, ha sottolineato che, simile al fenomeno BYOD (Bring Your Own Device), la GenAI offre notevoli vantaggi in termini di produttività, ma la sua diffusione senza adeguato controllo potrebbe comportare rischi significativi per la sicurezza aziendale. La GenAI si basa sull’apprendimento continuo attraverso l’inserimento di dati, ma la preoccupazione principale riguarda la potenziale perdita di dati sensibili.
Oltre la metà dei dirigenti è allarmata dalla possibilità che i dipendenti possano involontariamente rivelare informazioni sensibili dell’azienda (53%) e dei clienti (52%) tramite l’uso delle piattaforme GenAI.

Perfetta per automatizzare processi ripetitivi 

Nonostante le preoccupazioni, quasi la metà dei dirigenti prevede di utilizzare la GenAI per automatizzare attività ripetitive (48%) anziché sostituire il personale (16%). Inoltre, il 47% dei dirigenti C-Suite vede la GenAI come un’opportunità per colmare il gap di competenze in futuro.

Tuttavia, nonostante i rischi di sicurezza, il 29% dei dirigenti è favorevole all’automatizzazione dei dipartimenti IT e di sicurezza informatica utilizzando la GenAI. Cesare D’Angelo ha concluso sottolineando l’importanza di comprendere a fondo la gestione dei dati e l’implementazione di solide politiche prima di ulteriori integrazioni della GenAI nell’ambiente aziendale.

Startup italiane: nel 2023 finanziamenti per oltre 1,1 miliardi

Ammontano a ‘solo’ 1,13 miliardi di euro gli investimenti totali in Equity di startup hi-tech in Italia nel 2023, in contrazione del -39% rispetto ai 1,86 miliardi dell’anno passato, e leggermente inferiori anche al 2021 (1,39 miliardi).

Secondo le evidenze emerse dall’Osservatorio Startup Hi-tech, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con InnovUp – Italian Innovation & Startup Ecosystem, il dato evidenzia l’assenza dei grandi round di finanziamento sopra i 100 milioni, che avevano caratterizzato lo scorso biennio.
Ma, alla luce del calo generalizzato degli investimenti a livello globale, i dati confermano la solidità dell’ecosistema italiano.

La decrescita va inquadrata nello scenario macroeconomico internazionale

“È necessario – commenta Andrea Rangone, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Startup Hi-Tech – inquadrare la significativa decrescita registrata nel 2023 nello scenario macroeconomico nazionale e internazionale in cui si collocano”. Il dato italiano è infatti in linea con quello internazionale, che ad esempio, vede il valore del mercato del Venture Capital Europeo diminuire del -49% nei primi 9 mesi dell’anno.

In ogni caso, gli investimenti da parte di attori formali (fondi Venture Capital indipendenti, Corporate Venture Capital aziendali e governativi) confermano il tradizionale ruolo guida per l’intero ecosistema, limitando la decrescita a -14%. Un dato che conferma il ruolo infrastrutturale assunto dal comparto formale, che nel 2023 vede anche la nascita di nuovi attori.
Continuano invece a giocare un ruolo marginale gli investimenti Corporate, strutturati o meno, nonostante la crescente attenzione degli esperti di settore.

Investitori informali più riluttanti, troppe incertezze

I finanziamenti da attori informali (Venture Incubator, Family Office, Club Deal, Angel Network, Independent Business Angel, piattaforme di Equity Crowdfunding, aziende non dotate di fondo strutturato di Corporate Venture Capital, e nuove forme di venturing quali Startup Studio e Venture Builder) registrano una contrazione del -43% circa.

Tale decremento è specchio della situazione contestuale, dove l’incertezza economica e l’aumento dei tassi d’interesse rendono gli investitori informali più riluttanti a investire a causa dell’alto rischio e dell’incertezza associati a tali investimenti, soprattutto se paragonati ad altre asset class più sicure.
Non sorprende, quindi, che anche il segmento Equity Crowdfunding registri una significativa contrazione.

Crollano i finanziamenti internazionali: -55%

Con un calo del -55% è la componente dei finanziamenti internazionali a determinare in maniera significativa il decremento rispetto al 2022. Un risultato che riflette soprattutto l’assenza dei grandi mega round, tradizionalmente alimentati da grandi player internazionali.
Peraltro, il calo ricalca una situazione comune a livello europeo, segnata da un costante declino dei finanziamenti late-stage e l’ormai cronica scarsità di exit, in particolare in termini di IPO.

Rispetto al benchmark internazionale, che compara gli investimenti da parte di attori formali in Italia con quelli dii altri ecosistemi europei più maturi ed economie comparabili, si mantiene il gap consolidato negli anni precedenti, con una dimensione relativa dell’ecosistema italiano pari a circa 1/6 rispetto a quello francese, 1/4 rispetto a quello tedesco, e comparabile rispetto a quello spagnolo.